venerdì 26 febbraio 2010

The Who: A Quick One (1966)



Intanto c'è un titolo ambiguo ("una sveltina"), autoironico, che fu censurato negli USA (il disco uscì come "Happy Jack", dal titolo di un singolo che nella versione inglese, che qui recensisco, non è presente). E poi c'è la famosa suite da 9 minuti, la sveltina più famosa della storia della musica, "A quick one while he's away", il pezzo che apre la stagione dell'opera rock. Il 1966 è sì l'anno delle suite, ma si tratta di collage disorganici e free (come "Virgin Forest" dei Fugs) oppure lunghe jam (come "East West" della Paul Butterfield Blues Band). Qui invece c'è l'uso di varie tematiche musicali e la presenza di un narratore e di personaggi, interpretati dal cantante Daltrey, dal bassista Entwistle e dal chitarrista e principale autore del gruppo Pete Townshend. Sebbene la produzione sia abbastanza insufficiente (cosa che vale per tutto il disco), perfino inferiore agli standard dell'epoca, il brano è talmente forte da spingersi oltre le limitazioni tecniche. Il consiglio comunque è di ascoltarne la versione che propongo qui sotto, eseguita dal vivo al Rolling Stones' Rock and Roll Circus l'11 dicembre 1968.



Il resto del disco è quasi un'appendice preparatoria, un'introduzione, in cui spiccano: "Run run run" percorre quel luogo ameno tra Beatles e blues rock che percorrevano un po' tutti in quegli anni; "Boris the Spider" presenta una inquietante linea discendente di basso e la voce cavernosa del brillantissimo John Entwistle; "So sad about us" è un classico pop che non ha nulla da invidiare a nessuno, con un'armonizzazione delle voci da brividi; "Cobwebs and Strange" è una follia circense del batterista matto Keith Moon, in cui si notano i favolosi power chords di Pete Townsend. "Heat Wave" (l'unica cover, di Dozier-Holland-Dozier) non sarebbe male, se non fosse che mi ricorda in maniera inquietante "Wake me up before you go-go" dei Wham.

E' incredibile comunque il livello di maturità compositiva che dimostrano gli Who in questo che è solo il loro secondo album. Certo, al di fuori di "A quick one while he's away" non ci sono particolari sperimentazioni, ma la classe è già cristallina, l'orecchio ben impostato e l'uso della ritmica in particolare e degli arrangiamenti in generale pressoché perfetto. Se per molti gruppi questo potrebbe essere il culmine di una carriera, per gli Who ne è solo l'inizio.

Il voto della Volpe: 13,5/18

A quick one while he's away: 16/18

Cosa dicono gli altri:
Piero Scaruffi: Spiccano le eccentriche armonie di Boris The Spider e debutta la suite di dieci minuti A Quick One (un'anticipazione della rock opera). (6/10)
George Starostin: A good chance wasted. Maybe it wasn't such a great idea to suggest Daltrey and Moon start writing songs... 'A quick one while he's away' is completely groundbreaking in that it was the first true rock opera ever written (in the very sense of the word: it's Townshend who's responsible for coining the expression 'rock opera' in this exact case).

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