domenica 10 aprile 2011

un anno in un giorno: 1964

Albert Ayler: Ghosts

Albert Ayler nasce il 13 luglio 1936 in Ohio (USA), la patria di Archie Goodwin e dei Cleveland Cavaliers, e si specializza nel suonare il sax tenore. Avendo ascoltato troppo Ornette Coleman e John Coltrane, si lancia nel free jazz con entusiasmo. Il 10 luglio del 1964 incide il disco "Spiritual Unity", che contiene quattro tracce di cui questa è la prima; ad accompagnarlo, Gary Peacock al basso e Sunny Murray alla batteria. Il brano è veramente libero. Il sassofono sprizza di qua e di là e la sezione ritmica va per i fatti suoi tutto il tempo. Eppure il tutto risulta estremamente affascinante.



The Animals: The House of the Rising Sun

Gli Animals furono fra i primi gruppi di blues rock inglese a ottenere un successo internazionale, grazie a questo singolo, che si trova anche nella versione americana del loro primo LP, intitolato, con molta fantasia, "The Animals". Perlopiù costituito da cover di blues passate all'organo hammond di Alan Price e cantate con convinzione da Eric Burdon, è un disco che, come tanti dell'epoca, non brilla per originalità ma servì come veicolo per trasportare un nuovo linguaggio musicale in Europa e a contribuire all'evoluzione del rock moderno. Da notare che il bassista degli Animals all'epoca era Chas Chandler, che divenne noto come lo scopritore e manager di Jimi Hendrix.



Beatles: Can't buy me love

I Beatles, nel bene e nel male, non hanno bisogno di presentazioni. I due brani qui presentati sono tratti dal loro terzo LP, "A hard day's night", scritti da Lennon/McCartney e... E che volete di più? Non penserete mica che vi farò una lezioncina sui Beatles?



Beatles: A hard day's night



Bock, Harnick & Stein [Fiddler on the Roof]: - If I were a rich man

"Il violinista sui tetti" debuttò come musical nel 1964, ed è diventato un film nel 1971. La canzone "If I were a rich man", tra le più note dell'opera, è estratta appunto dal film medesimo, che si trova tutto sul TuTubo. E' anche sottotitolata, 'azzo volete deppiù?



Bruce & Terry: Summer means fun

Bruce & Terry, questi allegri mattacchioni, sarebbero in realtà due produttori, musicisti e innovatori del genere surf, ovvero Bruce Johnston e Terry Melcher. Johnston divenne famoso entrando nei Beach Boys per rimpiazzare nei concerti il caro Brian Wilson, che era ammattito dietro all'LSD e alle sue ambizioni musicali; Melcher divenne famoso perché Charles Manson cercava lui quando la sua famiglia fece strage nella casa in cui aveva vissuto. Credo che Johnston abbia scelto una via migliore per assurgere alla fama. Terry Melcher in compenso scampò così alla morte per la seconda volta, dopo che sua madre, ovvero la famosa Doris Day, quando era incinta di lui dovette scappare dalla casa del suo allora compagno (e padre del bambino) che voleva convincerla ad abortire a forza di botte. La Morte però non si diede per vinta e inflisse a questo paladino della musica surf il suo spietato contrappasso uccidendolo con un tumore alla pelle a 62 anni.




Buffy St.Marie: The Universal Soldier


Buffy St.Marie fa parte della vasta schiera di folksinger degli anni sessanta, di etnia cree. I cree, tanto per semplificare da idiota quale sono, sarebbero i tipici indiani cacciatori di bisonti, e ce ne sono ancora circa 200'000 perlopiù residenti in Canada. Buffy, in effetti, è canadese, e oltre alla musica e alla caccia ai vampiri si è dedicata a portare avanti la causa culturale degli indiani nordamericani. Questa splendida canzone, reinterpretata peraltro da uno zinzillione di altri artisti, è divenuta un piccolo classico delle marce pacifiste ed è tratta dal suo primo disco, "It's my way".



Dalida: Amore scusami

Iolanda Cristina Gigliotti detta Dalida nasce il 17 gennaio 1933 a Il Cairo da genitori italiani; cresce in Egitto, poi negli anni cinquanta si trasferisce a Parigi dove diventa presto una delle cantanti più richieste, tanto che nel 1964 diventa la prima donna a vincere un disco di platino (all'epoca, servivano più di 10 milioni di dischi venduti, roba che oggi manco gli U2 me sa). Comunque sia, si dice che sia stata amante di Luigi Tenco, ha provato a uccidersi dopo il suo suicidio (di lui, non dopo il suo proprio suicidio, anche se ammetto che sarebbe una sfida notevole), ha provato a uccidersi diverse altre volte e alla fine ce l'ha fatta nel 1987. Pare che in Francia sia davvero idolatrata, le han fatto pure una mostra commemorativa a Parigi in occasione del ventennale della morte.



Davy Graham: Leavin' Blues

Ecco, se c'è un chitarrista che è un grande, nel folk, quello è Davy Graham, nato il 26 novembre 1940. Praticamente tutti i chitarristi del folk inglese, e tutti quelli rock che hanno provato a cimentarsi con l'acustica, devono qualcosa a lui. Graham è stato fra i primi a sperimentare con accordature aperte, ritmi orientali (chi conosce i brani acustici dei Led Zeppelin sa di cosa sto parlando), innestandoli nel folk inglese e nel blues acustico americano. Bert Jansch, John Renbourn, Jimmy Page, John Martyn, Nick Drake, son tutti suoi debitori. Qui presento due brani tratti da quello che è considerato il suo disco più influente, "Folk, blues and beyond", uscito appunto nel 1964. Il primo è una rivisitazione di un classico del blues scritto da Leadbelly; il secondo è un suo brano originale.



Davy Graham: Maajun (A Taste of Tangier)



Dmitri Shostakovich: Quartetto d'Archi n°10, Primo Movimento (Andante)

Дмитрий Дмитриевич Шостакович nacque a Sanpietroburgo il 25 settembre 1906, e rappresentò il più celebrato autore musicale dell'Unione Sovietica. Questo nonostante i rapporti difficoltosi col governo, che a volte gli rompeva le palle con le "classiche" (ahaha che spiritosone che sono) censure da regime dittatoriale. Credo che la mia totale ignoranza nella musica classica dovrebbe vietarmi di parlarne più a lungo. Però non si può restare impassibili dinnanzi a questo primo movimento del Quartetto d'Archi n°10, che sia Wikipedia che Piero Scaruffi sostengono sia fra le sue opere più importanti. Quell'anno peraltro compose anche il Quartetto d'Archi n°9, la colonna sonora di un film su Amleto di Grigori Kotsintev, e L'esecuzione di Stenka Razin. Sempre secondo Wikipedia.



Ennio Morricone: Per un pugno di dollari - Suite

Anche su Morricone penso ci sia poco da dire, ma potete fargli gli auguri il 10 novembre. E' nato nel 1928 a Roma ma è di famiglia arpinate, come il vecchio Marco Tullio Cicerone. Morricone alle elementari era compagno di classe di Sergio Leone. E poi tifa Roma. Insomma, come faccio ad amarlo più di così?



Enzo Jannacci: l'Armando

Da Roma a Milano: Jannacci nasce a Milano il 3 giugno 1935. Il padre farà la Resistenza. Enzo invece farà, più modestamente, il liceo Manzoni dove diventa amico di Giorgio Gaber, si laurea in medicina e fa otto anni di conservatorio, suonando poi di tutto, dal jazz al rock'n'roll e imponendosi anche come autore prolifico, tutto questo prima dei trentanni. E dire che a guardarlo sembra un coglione. L'Armando è uno dei suoi primi singoli di successo, mentre El portava i scarp da tennis è tratto dal suo primo LP, "La Milano di Enzo Jannacci", al quale collaborò anche Dario Fo. El portava i scarp da tennis è cantata in milanese e ha alcuni momenti che mi sono liricamente piuttosto oscuri.



Enzo Jannacci: El portava i scarp del tennis



Eric Dolphy: Gazzelloni

Ecco, Eric Dolphy. Eric Dolphy è un soggettone nato a Los Angeles il 20 giugno 1928. Suonava sax contralto, clarinetto basso e flauto e, al contrario di molti musicisti jazzzzz, era morigerato e temperante, il che naturalmente non gli salvò la vita: diabetico, morì nel 1964 mentre era in tour in Germania, dato che quando ebbe un collasso dovuto al diabete i medici tedeschi lo presero per il solito musicista drogato e lo lasciarno morire nel suo letto di ospedale. "Out to Lunch", il disco da cui sono tratte queste due performance, è, secondo il mio modesto parere, favoloso. Per mia fortuna, la critica è uniformemente concorde.



Eric Dolphy: Out to Lunch



Giacinto Scelsi: Quartetto d'Archi n°4

Giacinto Scelsi è uno stimato compositore di avanguardia italiano. A leggerne la biografia, direi che fosse anche un pazzo furioso. Conte di famiglia salernitana, nato nel 1905, Scelsi scrisse poesie surrealiste in francese e compose nello stile dodecafonico finché, durante la seconda guerra mondiale, la moglie lo lasciò e divenne depresso. Curò la depressione tramite le sue COMPOSIZIONI SU UNA SOLA NOTA che, lasciatemelo dire, sono una delle cose più deprimenti che abbia mai sentito. In particolare sentitevi "Quattro pezzi per una sola nota", fate il confronto con le sfumature politonali di Charles Ives che aveva sviluppato un concetto simile in maniera immensamente più divertente cinquant'anni prima e poi ascoltate invece questo Quartetto d'Archi che, sebbene non proprio di facile ascolto, è molto molto interessante. C'è una tensione notevole, nel brano, che non posso non apprezzare.

Parte 1


Parte 2


Giliola Cinquetti: Non ho l'età

Giliola aveva 16 anni o giù di lì quando questa canzone vinse Sanremo e poi anche l'Eurofestival a cui l'Italia non partecipa da mille anni, ma quest'anno partecipa con Natalie, credo. Chevvedevodì? Certo viene da un'altra era, questa canzone, anche a livello di tematiche, direte voi. E invece no! Giliola è l'idolo di tutti noi che siamo stati ragazzini e che a 16 anni dovevamo combattere per le nostre fiamme contro ventenni con la macchina e i soldi (che fossero figli di papà coi soldi del papi o elettricisti che lavoravano da anni). Brava Giliola, di' loro il fatto tuo!



John Coltrane: A Love Supreme - Acknowledgment

"A Love Supreme" è probabilmente il disco più famoso di John Coltrane (nato il 23 settembre 1926 in North Carolina); suona con Miles Davis dal 1955 al 1957, poi con Thelonious Monk e poi diventa leader del suo complessino personale. Questo LP, registrato il 9 dicembre del 1964, al culmine dell'esperienza spirituale di Coltrane, passato dall'eroina allo studio panreligioso e all'amore per Dio, vede John impegnato col sax tenore, Jimmy Garrison al contrabbasso, Elvin Jones alla batteria e McCoy Tyner al pianoforte. Acknowledgmente è il brano d'apertura, Psalm quello di chiusura, in cui Coltrane "recita" al sax una poesia inclusa nel libretto dell'album, facendo corrispondere una nota a ogni sillaba (eccolo qui). Ma io vi consiglio di sentirvi anche gli altri due.



John Coltrane: A Love Supreme - Psalm



Karlheinz Stockhausen: Mikrophonie I

Stockhausen è uno dei grandi nomi della classica del secondo Novecento, quindi roba assurda, astrusa, incomprensibile e di fascino discutibile. Non ritengo che la musica debba per forza di cose essere godibile, ma ascoltare un'opera come Mikrophonie I è più un esercizio scientifico che una esperienza musicale. Si parla di suoni, più che di musica. Nel video vi è una accurata descrizione di come Stockhausen abbia realizzato la cosa, così forse riuscirete a sorbirvela come ho fatto io: lui usa vari oggetti per colpire e stimolare una sorta di gong che ha in giardino, registra i suoni che emette con un microfono mentre un tecnico fa variare il filtro passa banda del microfono per tagliare fuori certe frequenze emesse dal gong. Mentirei se dicessi che è gradevole. Ma non è neanche pensato per esserlo, ecco.



The Kinks: You really got me

Questo pezzo è terrificantemente famoso (anche per la cover dei Van Halen) ed è uno dei mille o duemila candidati a "primo pezzo di hard rock" della storia della musica. Gli inglesi Kinks saranno uno dei più importanti gruppi del rock inglese degli anni sessanta, anche se non riusciranno mai a vendere quanto altre band. Peraltro, nei dischi successivi si dedicheranno talmente tanto a temi lirici e musicali "british" da alienarsi possibilità di vero successo al di fuori del mondo britannico... Questo brano compare nel loro primissimo LP.



La Monte Young: The Well Tuned Piano (estratto)

La Monte Young è un altro dei compositori classici pazzi del secondo Novecento. Non ho mai capito se la musica classica, dopo l'impressionismo dei Debussy e dei Ravel, fosse talmente "esaurita" sul piano delle melodie e delle ritmiche da dover ricorrere rapidamente a esperimenti sempre più astrusi, o se semplicemente abbia preso una strada che le aliena quasi irrimediabilmente la capacità del pubblico di comprenderla. Il "Well Tuned Piano" di Young è un'opera che, nella sua forma definitiva, dura circa sei ore ed è contenuta in un box da ottomila cd che non so chi potrebbe voler ascoltare tutto di fila, eccetto uno che voglia ascoltarlo per dire di averlo ascoltato. Prendendone un frammento a caso non posso dire che mi dispiaccia, ma la mia perplessità rimane.



Luciano Berio: Folk Songs

Luciano Berio, di Imperia (Oneglia, a volere essere precisi) è un altro compositore classico italiano, le cui "Folk Songs" dovrebbero essere un esempio abbastanza accessibile anche a noi profani ignoranti. In effetti, essendo nove brani popolari da mezza Europa, più due canzoni scritte da Berio stesso nel '47, e durando il tutto appena 18 minuti, si riesce ad ascoltare tutto di fila senza tirare improperi. Alcuni momenti, anzi, son davvero assai suggestivi.



Luigi Dallapiccola: Parole di San Paolo

Continua la carrellata di sperimentatori contemporanei italiani, con Luigi Dallapiccola. [...]



Luigi Nono: la Fabbrica Illuminata

Vi dico la verità: ho sentito ogni singola nota che ho messo su questa pagina, ma non sono riuscito a sentire tutti i 16 minuti de "la Fabbrica Illuminata". Intendo farlo eh, ve lo giuro, ma ancora non sono riuscito. Non che sia peggio di Mikrofonie I o di Milton Babbitt, però semplicemente ho lasciato per ultimo questo brano in quanto lungo e in questo momento è tardi e proprio non me la sento di ascoltarlo. Potrei parlarvi di Luigi Nono, ma non me la sento neanche di aprire la sua pagina di wikipedia, per cui se mi va ve ne parlo in un altro anno.



Manfred Mann: Do wah diddy

E' impressionante la marea di "stupid songs" (come le chiamava Zappa) che hanno avuto successo e che si tramandano di generazione in generazione. [...]



Mary Wells: My guy

Altro famosissimo brano r&b dei sessanta, riciclato in tipo un miliardozilione di film e pubblicità e chi più ne ha più ne metta. [...]



Milton Babbitt: Philomel - Section 1

Milton Babbitt è noto per essere stato l'autore di un articolo che diceva più o meno "chi se ne fotte se il pubblico non capisce un cazzo di quello che noi facciamo". [...]



Milton Babbitt: Ensembles for Synthesizers



Otis Redding: Come to me

Otis Ray Redding Junior nasce il 9 settembre 1941 in Georgia, e muore a per la puttana 26 anni in un incidente aereo nel 1967. "Come to me" fu il primo singolo pubblicato da Otis nel 1964, ed è un classico del soul. Non c'è bisogno di aggiungere altro, credo.



Rolling Stones: It's all over now

Nel 1964 decolla anche la carriera dei Rolling Stones. "It's all over now" è il quarto singolo della band e il loro primo Numero 1 in classifica. Si tratta di una cover di un brano di Bobby Womack. Il secondo brano presentato qui è "Heart of Stone", il primo lato A di un singolo composto da Jagger e Richards (#19 in classifica UK). Ancora siamo lontani dalle grandi composizioni rock degli anni successivi, ma, ehi, stiamo parlando di una band agli inizi.



Rolling Stones: Heart of Stone



Roy Orbison: Oh! Pretty Woman

Devo veramente presentarvi questo brano? No, dico, veramente? Dai, diciamo la verità, chi non lo conosce sto brano? Per quel che riguarda Roy Orbison, vi dirò solo che secondo Wikipedia è texano, ed è morto.



Sam Cooke: A change is gonna come

Questo brano fu inciso da Cooke nel 1964 e pubblicato postumo. Sam Cooke, uno dei padri del soul, era anche un attivista del Movimento dei Diritti Civili. Forse è per questo che c'è chi sostiene che la sua morte nel 1964 stesso, ucciso dalla proprietaria di un motel, faccia parte di una cospirazione per farlo fuori. Secondo la versione accettata in tribunale, Cooke si era portato in stanza una ragazza non consenziente, con l'intenzione di violentarla, questa era fuggita mentre lui era in bagno, portandosi via per sbaglio anche parte dei vestiti di Cooke assieme ai suoi. Allora Cooke esce dalla stanza incazzato nero e solo in scarpe e giacca, dato che gli ha fregato i pantaloni e pure le mutande, va dalla padrona del motel, le chiede se ha visto la tizia, e visto che non l'ha vista comincia a menarla. La padrona scappa, prende la pistola e gli spara. Cooke muore, legittima difesa. Poi si scopre che la ragazza che lo accusava di tentata violenza era una prostituta, e la cantante Etta James dice che, avendo visto il corpo al funerale, Cooke era talmente malridotto di cazzotti da rendere improbabile la storia. Chiamate Mulder e Scully! Il brano comunque è splendiderrimo.



Simon and Garfunkel: Wednesday Morning 3 AM

Simon and Garfunkel li conoscete tutti, e tutti sappiamo che Paul Simon si è pure fatto una buona carriera solista, mentre tutti schifano Garfunkel. Be', Garfunkel di suo ha una bellissima pagina su internet in cui è raccolto il suo primo volume di poesie, scritte fino al 1988, alcune delle quali sono davvero intriganti. Ma parliamo della musica: questi due brani sono composizioni di Simon incise per il loro primo disco, passato totalmente inosservato. La prima versione di Sound of Silence non fece infatti successo, poi in seguito un produttore pensò di aggiungere alla traccia base anche altri strumenti, la casa discografica ripubblicò e nacque un duo leggendario, così per ridere.



Simon and Garfunkel: The Sound of Silence



Terry Riley: In C

"In C" (ovvero "in Do") di Terry Riley è considerato uno dei brani simboli del minimalismo (come al solito ci sono tremila candidati a "primo brano minimalista", ma è sempre difficile stabilire queste cose). Il pezzo è "semi-aleatorio", nel senso che è composto da 53 frasi musicali che ogni musicista può ripetere un numero arbitrario di volte di seguito (compreso il saltarne) prima di passare alla frase successiva e stando attenti a non stare a più di due o tre frasi musicali di distanza. In teoria è consigliato avere un musicista che ripete delle crome di do ("C" in linguaggio musicale inglese). Considerato che la lunghezza del brano è arbitraria, non mi piacerebbe stare lì a suonare per quaranta minuti delle crome di do sulla mia chitarrina. Ah, Terry Riley influenzò un sacco di gente, ovviamente molti di quelli che divennero i minimalisti ma anche gli Who, come si può sentire dall'introduzione di tastiera di "Baba O'Riley".

Parte Prima:


The Who: I can't explain

Gli Who sono indubbiamente fra i complessi più famosi del rock, specie oggi che ha fatto successo CSI. Innovativi strumentisti, questo è il loro primo singolo (o meglio il secondo, ma il primo col nome The Who, prima si chiamavano High Numbers). All'epoca gli Who (assieme agli Small Faces) divennero i capipopolo del movimento mod, che, a quanto si vede nel video, consisteva in giovinastri vestiti a righe che ballavano male e giravano in vespa. In seguito gli Who bla bla bla apritevi una enciclopedia del rock qualunque.



(se non funziona provate questo: http://www.youtube.com/watch?v=vhuL79iEWDo)

The Zombies: She's not there

Gli Zombies avevano un cantante, Colin Blunstone, cosa comune alla maggior parte dei gruppi (avere un cantante, non avere un Colin Blunstone) dalla voce abbastanza originale; poi avevano Rod Argent all'organo e Chris White al basso, che scrivevano da subito canzoni anche in tonalità minori, cosa insolita nel pop-rock commerciale dell'epoca e pure in quella moderna. Naturalmente dopo questo singolo di successo, non riuscirono a vendere una ceppa e si sciolsero qualche anno dopo. Ma se riuscirò a fare anche i prossimi anni, li riincontrerete perché nel loro secondo LP (che mi sembra si chiami "Odessey and Oracle") produssero bella robina.

1 commento:

Greg Petrelli ha detto...

Complimenti per il blog! Suono in una band, ti andrebbe di darmi un parere sulle nostre canzoni? Uscirà il primo disco a novembre, per ora trovi su www.theguachos.com